La cura del corpo e dell’anima.

Ci si cura di sé stessi solo quando si sentono i primi malanni, il nostro corpo ormai claudicante e sofferente ci invia dei segnali di allarme, facendoci rizzare in piedi, così, da iniziare una profonda analisi di noi stessi.

All’interno di questo involucro dal perfetto meccanismo, che noi chiamiamo corpo, si cela un piccolo ma importante emisfero intangibile, è la nostra anima, faro guida delle nostre scelte ed azioni quotidiane. La nostra anima, di pari passo con il nostro corpo, dialogano costantemente, così che l’esterno possa viaggiare in simbiosi con i nostri sentimenti interiori.

Capita, purtroppo, però, che il nostro corpo si ammali, per motivi più o meno gravi, e così il nostro faro interiore si spegne, le attenzioni si rivolgono alla struttura in sé, la testa viaggia autonomamente e si agisce di impulso e, spesso, con azioni che non appartengono al proprio essere. La nostra luce interna diventa una debole fiaccola di una candela che brucia e continua a vivere di luce propria, alimentata, sempre più saltuariamente, da folate di vento date da piccoli gesti quotidiani. Capita, per esempio, che, camminando per strada, forse, più per caso che per volontà, ci si imbatte nei riflessi di luce naturale o artificiale che ombreggiano i palazzi a noi circostanti. Capita, sempre per caso, di alzare gli occhi verso la bellezza che, giornalmente ci circonda, e che troppo spesso diamo per scontato. 

Si ricomincia ad alimentare la nostra luce interna grazie a sguardi disillusi verso il mondo a noi circostante, verso piazze quali stratificazioni urbanistiche e decorative che, negli anni, hanno saputo adattarsi agli eventi del mondo, mantenendo il loro fascino intatto. La nostra anima viene cullata e rieducata alla bellezza del mondo, un universo così incomprensibile ed inaspettato che vige di regole proprie. Allora ecco rivolgere il nostro capo verso l’alto, lì dove l’ignoto regna sovrano, dove dei e semidei vivono, pacificamente insieme, e dall’alto della loro altezza godono di una vista senza precedenti su una umanità fragile e distrutta perché corrosa da una quotidianità disumana. 

Cerchiamo allora un ristoro di pace in questo mondo, lasciamoci abbracciare dalle bellezze culturali che il nostro bel paese ci riserva, apriamo gli occhi verso quel mondo artificiale che risplende e risorge nelle meravigliose bellezze strutturali pensate da un intelletto divino che si è fatto uomo. Scienza e creatività così come sacro e profano, si fondono nelle nostre vite quotidiane divenendo delle palestre senza tempo per anime devote ed impure che vanno rieducate al bello ed al brutto. La nostra anima risorge a cotanta bellezza, risplende di luce propria e si riappropria di una concezione vorticosa del tempo, grazie alla quale si apprezza la pochezza delle nostre superflue preoccupazioni quotidiane. È solo davanti ad opere senza tempo che la nostra anima può essere salvata, purificata e rimarginata, dalle continue ferite umane che è costretta a subire. 

Il cerchio si chiude, la vita continua o finisce, ma la nostra anima, se purificata vivrà per sempre in quello spazio senza tempo, in quella piazza così perfetta, in quel museo così costipato, là nell’alto di un campanile o nel buio più profondo di una cappella dimenticata da Dio.  




Commenti

Posta un commento

Post più popolari