Una storia che si ripete


Nel 1937 Pablo Picasso realizzò uno dei suoi quadri più celebri: Guernica. Un impressionante tela interamente privata del colore, dove le figure prendono forma solo grazie a giochi di luce ed ombra dati da due colori: il bianco ed il nero. Uomini surreali ed animali mezzi umani che gridano ed urlano disperati la loro paura cercando di fuggire da un massacro umano che coinvolge tutti e non esclude nessuno. Resta una sola luce al centro del quadro, una lampada isolata che vuole illuminare questi volti, accentuando il dolore e la paura dei soggetti raffigurati. Si tratta di un quadro noto a molti e di un’opera che, con gli anni, è divenuta simbolo delle tragedie che da quel lontano 1937 si sono susseguite nel mondo.

Vari sono gli artisti che si sono ispirati al maestro spagnolo al fine di reinterpretare questa opera, adattandola a contesti e società diverse, modificando non tanto lo schema figurativo bensì i protagonisti di questo dolore. 

Una reinterpretazione che in alcuni casi può anticipare tristi avvenimenti che accadranno in un futuro prossimo. Si sa l’arte a volte anticipa i fatti tragici della vita, in quanto disciplina che vuole narrare i più profondi sentimenti che attanagliano lo spirito umano. Sentimenti vari ed eterogenei, eppure due sono i principali motori della nostra vita: la gioia ed il dolore. Due moti interiori così contrastanti che, solo grazie all’arte, possono convivere all’interno di una stessa tela. Infatti, ricordiamo che l’opera Guernica è un monito di sofferenza umana, simbolo di una tragedia da cui, si augura, che le generazioni future possano trarre bagaglio al fine di non rivivere più tali sentimenti, preferendo, invece, la gioia per la vita al dolore della morte. 

Su questo fil rouge si è mosso anche l’artista Enrico Baj che ha deciso di reinterpretare, nel 1972, Guernica. L’opera di Baj è un quadro moderno che riprende lo schema figurativo di Picasso però reinterpretato in chiave contemporanea, perché strettamente connesso con i fatti storici che hanno attanagliato l’Italia di quegli anni. Dobbiamo ricordare che nel 1969 avvenne la strage di piazza Fontana, un evento tragico che ha toccato l’Italia intera in quanto si trattò di un vero e proprio massacro che ha come scenario uno spazio pubblico. Le vittime sono civili, persone disarmate che inermi alla potenza di una bomba, non hanno potuto trovare una via d’uscita, incontrando purtroppo la morte nel luogo più inaspettato. 

Dunque, grazie a Baj l’arte, in particolare la pittura, ritorna al servizio della società e della storia contemporanea, facendosi portavoce di una forza oscura e malvagia che intimorisce la società italiana di quegli anni. Guernica ridiventa un simbolo chiave della contemporaneità storica, in quanto le figure mitologiche, raffigurate da Baj, sono illuminate da un accecante luce che colpisce i protagonisti di questa scena. Una luce dorata che forse richiama a quel colore accecante prodotto dall’esplosione di una bomba, ricordando la strage consumata pochi anni addietro ed anticipando le stragi future, che dovranno affrontare i cittadini italiani negli anni successivi.

La storia dunque si ripete e l’arte, di conseguenza, si riadatta alle epoche che vive. Un processo che rende i capolavori del passato opere senza tempo, perché adattabili e reinterpretabili, dunque sempre attuali.




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